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La cena, crudeltà e giochi perversi tra attori e spettatori

La cena, crudeltà e giochi perversi tra attori e spettatori

09.11.2018.

di Elisa Guccione

CATANIA- Attori e spettatori si fondono per diventare una sola cosa. Ogni tipo di barriera, confine o delimitazione è assolutamente inesistente nella piéce “La cena” scritta da Giuseppe Manfridi, diretta da Walter Manfrè e interpretata da un cattivo ed astuto Andrea Tidona, perfetto nel ruolo di un padre despota e suocero da incubo.

Lo spettacolo, apripista della 53° stagione del Piccolo Teatro, in scena fino a domenica 11 novembre, è un perfetto esempio del teatro di parola in cui la grande tavola imbandita che accoglie gli spettatori- commensali diventa il luogo di incontro e soprattutto scontro tra i protagonisti di quest’acceso dialogo familiare, dove questo padre tiranno a tratti brillante rivede la figlia, interpretata da un’intensa Chiara Condrò, dopo cinque anni di lontananza in occasione della presentazione ufficiale del genero, un convincente Stefano Skalkotos, colpevole di amare la propria bambina ormai donna.LA CENA_Tidona

Il pubblico accolto dal fedele maggiordomo Fangio, Cristiano Marzio Penna, tra imbarazzo, stupore e rabbia vive in prima persona gli eventi e non li subisce passivamente in quanto protagonista di un’emozionante ed esaltante esperienza dove la tavola attorno alla quale sono seduti tutti i trenta spettatori diventa un’ara sacrificale, il luogo adepto per il martirio creato da un padre malefico per colui che si è permesso di portar via dalle sue braccia l’adorata figlia, di cui è palesemente invaghito e ossessionato allo stesso tempo.

Un meccanismo crudele in cui emergono tutti i lati negativi dei quattro protagonisti sulla scena come le debolezze del traballante amore provato dal fidanzato della figlia che decide di farsi trascinare nel gioco subdolo di suo suocero scoprendo tutte le proprie paure e mancanze anche nei confronti della donna che ama, la quale come nei precedenti incontri-scontri con gli altri fidanzati vede sgretolare i propri sentimenti verso il proprio uomo ammettendo a se stessa che stavolta preferisce accontentarsi di quest’amore e non soccombere al giogo paterno come accaduto con il precedente legame con il maggiordomo, il quale ha preferito il Dio denaro a lei.

Uno spettacolo che inchioda e coinvolge raccontando tutte le negative sfaccettature dell’animo umano, che tra dubbi e incertezze rispecchia il privato di tante famiglie dove i segreti e le insicurezze sono l’espressione della nostra quotidianità.

Elisa Guccione

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