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Caterina Chinnici  rivive il ricordo del padre nel film “È così lieve il tuo bacio sulla fronte”

Caterina Chinnici rivive il ricordo del padre nel film “È così lieve il tuo bacio sulla fronte”

27.01.2018.

di Elisa Guccione

“Assistere al film è stata un’emozione indescrivibile perché vedere scorrere tra fiction e realtà la propria vita non è una cosa semplice”. Con queste parole inizia il nostro dialogo con l’onorevole Caterina Chinnici, autrice del libro “È così lieve il tuo bacio sulla fronte”, dedicato al padre Rocco assassinato dalla mafia nel 1983, e trasmesso pochi giorni fa da Rai1. Incontriamo il magistrato dopo una serie di impegni istituzionali che l’hanno vista protagonista ed approfondiamo alcuni importanti aspetti della sua condizione di figlia cercando di capire cosa significa vedere proiettato sullo schermo uno dei momenti più difficili della sua vita.26904558_1631118106934262_5417977183252685011_n

Com’è nato il progetto di raccontare attraverso la trasposizione cinematografica le pagine di vita e di dolore di “È così lieve il tuo bacio sulla fronte” il libro scritto a trent’anni di distanza dalla morte di suo padre?

“Decidere di scrivere il libro è stato, per me, molto difficile. Ho dovuto in qualche modo togliere quello scudo fatto di pudore e riservatezza che proteggeva quel dolore incancellabile rimasto per sempre all’interno di me e dei miei fratelli. In occasione del trentesimo anniversario sentivo la necessità di far conoscere qualcosa di più di Rocco Chinnici. Sono stata contattata, attraverso la casa editrice, da Luca Barbareschi, il produttore del film, il quale mi ha prospettato il desiderio di realizzare un progetto cinematografico dal mio libro. Non mi aspettavo assolutamente che ciò potesse accadere. Ho incontrato prima gli sceneggiatori e poi gli attori. La realizzazione del film è stata più difficile del libro, perché ho cercato di aggiungere altri ricordi oltre quelli già scritti. Rivivere i sentimenti di quel periodo è stato molto doloroso. Ho raccontato come si viveva a casa trasferendo il più possibile l’umanità di mio padre e mia madre, le preoccupazioni e l’ansia nel cercare di mantenere una normalità nonostante mio padre fosse a rischio ogni giorno di più”.

Dopo tanto dolore ingiustificato si può arrivare a perdonare?Caterina-Chinnici (1)

“È un percorso nel proprio dolore che porta a guardarti dentro ed affrontarne le diverse fasi. All’inizio si è totalmente storditi. Non si capisce più nulla, perché si è privati di uno degli affetti più cari. Mio padre era la colonna portante dell’intera famiglia. Passata questa prima fase di totale confusione subentra la rabbia e ci si chiede perché a mio padre, un uomo giusto che faceva solamente il suo lavoro. Poi inizia la fase più difficile che richiede una grande forza: l’accettazione di quello che è accaduto. Si deve comprendere che è un dolore che non passerà mai e ci accompagnerà in ogni istante della vita. Si deve imparare a convivere con questo dramma. Dopo questi passaggi ci si comincia a chiedere se è possibile perdonare. Non è facile, bisogna avere dei valori saldi. Moltissimo tempo fa in un’intervista risposi di si. Era autenticamente vero, però mi sono resa conto, quando vedevo che i miei figli, ancora piccolissimi, mi chiedevano perché la mafia ha ucciso il nonno o quando adolescenti con la ribellione tipica di quell’età ne sentivano la mancanza, che quel perdono era faticoso. È una promessa che va rinnovata quotidianamente ed è l’unica via per tornare a vivere e guardare la vita con un’apertura positiva”.

Nel suo lavoro è a contatto con criminali della peggior specie. È possibile giudicare serenamente senza essere coinvolti?201502181038_rocco-chinnici-04 (2)

“Il perdono per me che ho fatto lo stesso lavoro di mio padre è indispensabile. Si deve sgombrare la propria mente da ogni sentimento che possa essere rabbia o rancore per poter essere libera di giudicare secondo coscienza. Desideravo e voglio essere un magistrato all’altezza di mio padre e questo lo si può fare solo dopo aver fatto pace con se stessi, per poter continuare a fare il proprio lavoro con assoluta onestà intellettuale”.

Qual è il ricordo più bello legato a suo padre?

“È una domanda davvero difficile.  Sono tanti i momenti belli legati a mio padre come quando ho fatto il concorso e lui è stato con me in tutti e tre i giorni aspettando dietro quella vetrata per farmi sentire la sua presenza. Il ricordo in assoluto più bello è quel regalo che papà mi faceva ogni mattina quando arrivava. Entrava nella mia stanza, alzava la serranda inondando tutto con il meraviglioso sole di Palermo dandomi un bacio sulla fronte”.27398185_10211817082610571_1101305316_o

Suo padre è stato il primo a credere nel potere del dialogo. Amava parlare ai giovani spiegandogli cos’è la mafia per costruire una nuova coscienza. Lei nel suo percorso di magistrato ha incontrato spesso i ragazzi anche per presentare il libro “È così lieve il tuo bacio sulla fronte”. Ci racconta come hanno reagito gli studenti?

“Ho presentato il libro in moltissime scuole d’Italia ed è stato molto bello il dialogo che si è instaurato, soprattutto, quando alcune insegnanti lo avevano fatto leggere prima del nostro incontro. Mio padre credeva molto nei giovani e diceva sempre: ragionate con la vostra testa, perché ognuno di noi può contribuire al cambiamento. Sono parole che ripeteva spesso anche a noi figli e che ho fatto mie. Il film Rai presentato anche al Parlamento Europeo con la presenza di numerosi insegnanti molto probabilmente sarà proiettato anche in alcune scuole di Bruxelles dove racconterò chi era mio padre, perché propone ai ragazzi messaggi molto forti e positivi necessari per costruire un futuro migliore”.

Elisa Guccione

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