“Sono un’istintiva e alla notizia inaspettata della riapertura dei teatri siciliani per l’8 giugno, ammetto di aver fatto salti di gioia. Appena ho smesso di saltare però, ho dovuto necessariamente rimettere i piedi per terra. Come attrice in primis, perché le linee guida che ci impongono l’uso delle mascherine e il mantenimento delle distanze di sicurezza, sono inaccettabili. Far recitare un attore con la mascherina e alle distanze previste dalla normativa, significa non permettergli di esprimersi pienamente. Non mi ricordo spettacolo dove non abbia corso, ballato, sudato, pianto, baciato, abbracciato e compiuto altre mille azioni che al momento mi sono precluse. Dovermi adattare alle normative significa dover pensare un teatro ad hoc. Ma se priviamo un luogo magico per eccellenza come il teatro della libertà di potersi esprimere senza limiti, quanto resta davvero del Teatro? Se poi valuto la questione, oltre che da attrice, come membro dell’associazione culturale mezzARIA , la situazione è ancora più grave e complessa. Oltre alla perdita economica dovuta all’annullamento delle repliche che avrebbero dovuto tenersi in questi mesi ci troviamo nell’impossibilità di poter programmare nuovi progetti per le difficoltà organizzative alle quali le piccole produzioni indipendenti, come la nostra, stanno andando incontro, avendo operato, finora, prevalentemente in spazi piccoli e non adeguati alle nuove normative. Ribadisco quindi, a tal fine, la proposta già avanzata dal nostro presidente Filippo Trepepi, di creare una “rete” tra le associazioni , finalizzata nell’immediato, alla richiesta, agli enti preposti, di uno spazio comune che possa essere condiviso dalle realtà , come la nostra, operanti nel territorio, e che ci possa permettere di continuare a fare il nostro mestiere, unendo le nostre forze nel rispetto, ciascuno , della propria identità artistica”.
Alice Sgroi
Attrice
“Davvero, non riesco a capire su quali premesse sia stata presa la decisione di dare il via libera alla riapertura dei teatri il 15 giugno! Ancora una volta, appare chiaro che chi è stato preposto a dare questo genere di indicazioni non ha la giusta cognizione di causa (eufemismo per dire che non ha la più pallida idea di come funziona il teatro). Quando, in genere, gli addetti ai lavori (non solo attori ma anche tecnici e maestranze che ruotano intorno ai palcoscenici) ci stavamo rassegnando, per cause di forza maggiore, ad una lenta e faticosa ripresa, forse, a ottobre (ottimisticamente) se non, addirittura, nel 2021, ecco che arriva, a sorpresa, questo “generoso beneplacito”! A giugno? Che dovremmo fare a giugno? Riprendere in fretta e furia una stagione saltata e compromessa ai primi di marzo? Allestire alla bell’e meglio tutti quegli spettacoli rimandati (si credeva) a data da destinarsi? E in quali condizioni di tutela della salute dei vari cast? Può una compagnia creare quotidiani “assembramenti” per le necessarie prove? E come dovremmo andare in scena, con le mascherine? A distanza di sicurezza? Finché Giulietta sta al balcone, non c’è problema… ma dovrà pur baciare, ad un certo punto, il povero Romeo! E Otello come strangolerà la sua Desdemona… telepaticamente? Solo per citare due esempi classici e noti a tutti… Oppure, inventarsi tutta una drammaturgia incentrata sulla tematica del virus (per giustificare il rispetto delle varie e un po’ confusionarie norme su di un palco)? E il pubblico, che già ha l’umore sotto i tacchi a causa della pandemia, verrebbe in teatro a sorbirsi titoli come “L’amore ai tempi del coronavirus” o “Civitoti in pretura per richiedere il tampone” o qualche adattamento de “La peste” di Camus? E poi, già lo spettatore medio a giugno non entra in una sala neanche gratis… figuriamoci ora! Senza aria condizionata (ché non si può azionarla), distanziati l’uno dall’altro dopo chissà quanto tempo in coda al botteghino, senza neanche poter usufruire del bagno all’intervallo (o con notevoli disagi), ecc ecc… Siamo seri! Per non parlare dei costi: sanificazione, presìdi, riduzione dei posti, telematizzazione obligatoria dello sbigliettamento… quanto si dovrebbe far pagare un biglietto? Insomma, il teatro è un rito collettivo, civile e sociale… in queste condizioni, sommariamente elencate, non si può, a mio modestissimo parere, celebrare! Altro discorso sarebbe quello dei teatri (o luoghi atti alla bisogna) all’aperto… ma, anche in quel caso, occorre un concreto e sostanzioso aiuto da parte delle istituzioni a sostenere i costi di gestione sanitaria degli spazi. Sebbene, un altro timore che si fa strada è quello che i fondi, che forse arriveranno, possano finire in mano ai “soliti noti” (pubblici e privati)! Insomma, 15 giugno, riapertura… “un par de ciufoli”!
Emanuele Puglia
Attore
“Speriamo di cominciare a vedere la luce almeno per la nostra vita sociale ed affettiva non tanto per il teatro che non potrà cominciare in così breve tempo. Stiamo vivendo un momento storico gravissimo e altamente sorprendente. Sono molto dubbioso su quest’apertura. Chi stabilisce queste norme non conosce bene il mondo del teatro. Non sapendo come poter sostenere tutti gli attori, anche se non voglio crederci, quest’apertura potrebbe essere una strategia politica anche se credo che lavorare in questo momento è davvero difficile”.
Filippo Brazzaventre
Attore
“Come tutti gli artisti stiamo aspettando le risorse, percheè senza aiuti nessuno potrà ripartire. Salvatores e Veronesi hanno scritto al Papa per chiedere aiuto oltre che alle varie Istituzioni, perchè nessuno può andare avanti senza aiuti. Recitare con la mascherina è assurdo, spero si trovi un’altra soluzione. Il teatro è espressione del viso e del corpo e non può essere mascherato da stoffa o altre cose, lo stesso vale per i musicisti. A queste condizioni è davvero troppo difficile ricominciare. Aspettiamo e vediamo cosa succederà in questi giorni prima della ripartenza”.
Mario Opinato
Attore
“Aprire o non aprire?” Questo è dubbio amletico che tormenta, oggi, qualunque lavoratore dello spettacolo, soprattutto quello dal vivo. Se infatti da una parte c’è una certa voglia di ripartire che nasce dalla paura di tenere legato il pubblico (già disattento in passato, oggi del tutto disorientato) al teatro, se c’è il desiderio di usufruire di alcuni fondi di investimento previsti dal governo per le attività svolte in questo momento, se, ancora, c’è necessità di esprimersi e di scendere in campo per fare ascoltare, ognuno, la propria voce, dall’altro lato dell medaglia è chiaro che non possono essere sedate facilmente e semplicisticamente tutta una serie di domande che conseguono ad una eventuale riapertura. Le linee guida, al momento, sono poco chiare e le prospettive sulla “sanificazione” degli ambienti e dei servizi sono abbastanza preoccupanti; inoltre, la presenza limitata del pubblico e il distanziamento degli artisti in scena (per i quali, tra l’altro non è chiaro il trattamento assicurativo) scoperchiano quel vaso di pandora che contiene, sin da prima della pandemia, sia le problematiche economiche che quelle relative ad un riconoscimento della “categoria” da parte dello Stato e della collettività. Pertanto, per quanto col cuore auspicherei ad una riapertura accelerata, so che per noi non si può parlare di un “ritorno alla normalità”, poiché siamo sempre stati ben lontani dal viverne una. E se questo per il pubblico (ancora troppo ignaro di cosa si cela dietro un lavoro artistico) ha sempre rappresentato un elemento di fascino, per i lavoratori dello spettacolo è oggi, più che mai, richiesto un atto di rinascita con regole e tutele chiare, ma soprattutto attente alla pluralità del professionismo, termine che non utilizzo a caso, poiché lo spettro pericolosissimo degli amatoriali è sempre dietro l’angolo e non per colpa loro, ma poiché è una categoria che fa sempre gola ad una certa classe politica ed istituzionale che vede nella gratuità una grande risorsa e non un atto svilente e irrispettoso verso la cultura e la dignità del nostro lavoro”.
Giuseppe Bisicchia e Massimo Giustolisi
Buio in Sala
“Finalmente, l’unica cosa che si può dire è finalmente, onestamente ci siamo sentiti un poco abbandonati, ancora qualche mese di assoluto silenzio nei nostri confronti e si paventava il ritorno alle sepolture fuori le mura per i teatranti. Ora a parte ogni facile e sterile considerazione, io spero che la data del 15 giugno per la riapertura dei teatri venga anticipata da una serie di norme chiare e applicabili (mascherine per gli attori!?! sarebbe come obbligare a mettere gli scarponi da sci a Roberto Bolle durante le sue esibizioni) è chiaro che la ripresa sarà dura, ma la cosa più importante è riprendere. E qui lo stato ci deve venire incontro agevolando l’apertura di quel benedetto sipario che per troppi mesi è rimasto chiuso, con incentivi, tariffe agevolate sui servizi (luce, telefono, siae, enpals) e se prima eravamo in società per tassare gli incassi ora è arrivato il momento di condividere e partecipare alle spese. ciao Gino spero vada bene.
Gino Astorina Attore
“Non si può celare la felicità per la ripresa dell’attività teatrale. Come attrice e come persona non chiedo assistenzialismo ma la possibilità di esercitare dignitosamente il mio lavoro. Porto avanti un progetto volto alla riqualificazione dei borghi e tanti Comuni stanno aderendo : c’è richiesta .Esiste una Sicilia che ha sete di condivisione culturale. Come manager di una struttura teatrale le cose stanno diversamente: è chiaro che, per ripartire ,la filiera dello spettacolo in generale necessiterà di concreti supporti finanziari (la soluzione non può essere l’indebitamento) ma è anche necessario che le singole unità teatrali locali siano disposte ad aprirsi ad un’azione condivisa di linee guide mirate al superamento delle criticità oggettive e comuni alle stesse. Credo molto nel confronto e nel dialogo . Auguro un buon lavoro a tutti” .
Valeria Contadino
Attrice
“Mi auguro che a seguito di quest’apertura ci sia un aiuto concreto da parte del Comune dando in appalto con uno o più service degli spazi gratuiti non solo per la stagione estiva ma anche per quella invernale che è in realtà quella più a rischio. A Catania ci sono tanti spazi al chiuso come le sale interne delle Ciminiere che potrebbero essere date in comodato d’uso gratuito, anche solo per un anno, in modo da far presentare i nuovi cartelloni e dare l’opportunità ad una classe di professionisti di poter continuare a lavorare e sopravvivere nonostante la pandemia”.
Valerio Santi
Attore
“Siamo positivi e propositivi, come abbiamo provato a rimanere per tutto questo periodo. La data della ripartenza è più vicina di quanto ci potessimo aspettare, dato che in una prima fase si è ipotizzato addirittura di ripartire a dicembre. Adesso aspettiamo le linee guida per poter organizzare tutto al meglio e poter rincontrare il nostro pubblico, al quale abbiamo sempre provato a star vicini con tutti i mezzi a disposizione. A loro volta anche tutti gli affezionati e gli spettatori sono stati straordinari nel dimostrare la loro vicinanza e gratitudine ed è per questo che siamo certi che al momento della riapertura non mancherà la presenza della gente comune che dimostra sempre “più di avere voglia di buon teatro”.
Eduardo Saitta – Il Teatro dei Saitta