di Elisa Guccione
Ph Dino Stornello – Antonio Parrinello
Catania- La storia umana e psicologica dello sciupafemmine Francesco Musumeci, interpretato da un più che straordinario Valerio Santi, tra passioni ed amori sul palco della Sala Futura del Teatro Stabile di Catania, dà vita per mano della dinamica regia di Angelo Tosto, a “Don Giovanni Involontario” romanzo del 1945 di Vitaliano Brancati.
L’avvincente atto unico dal ritmo incandescente è l’espressione del tipico umorismo siciliano e del maschilismo paternalista del meridione rappresentato in modo originale tra passioni e pulsazioni sessuali, a volte tragicomiche, e trasfigurazioni oniriche come quella della scena finale in cui il protagonista ormai sessantenne è processato sulle sue rocambolesche gesta sessuali e sulla sofferenza inflitta, ma anche subita, dopo aver abbandonato le tante prede adescate ed amate quasi per dovere di maschio siculo e quindi obbligatoriamente amante focoso e passionale come il gallismo brancatiano racconta.
Sulla scena di Riccardo Cappello e le musiche di Germano Mazzocchetti l’eccellente adattamento di Angelo Tosto non solo punta a dimostrare, come da romanzo, la virilità senza freni del protagonista ma sottolinea con grande capacità come Francesco Musumeci in realtà non sappia amare e non provi amore per le sue donne anche dopo, arrivato ai 45 anni, ne sposa una che lo ama incondizionatamente ma che alla fine abbandonerà tra le braccia di uno spasimante.
Importante l’introspezione psicologica che vede le donne apparentemente un mero oggetto di desiderio ma in realtà sono sessualmente intraprendenti e indipendenti tanto che alla fine della messa in scena il protagonista con i suoi rimorsi verso le sue amanti non è più un maschio conquistatore senza ritegno ma un uomo fragile che fa i conti con l’ars amatoria adottata, secondo gli insegnamenti paterni.
Straordinario l’ottimo ed affiatato cast capitanato da un coinvolgente Valerio Santi e composto dai sempre bravi Filippo Brazzaventre, Nicola Costa, Marta Limoli, Giovanni Rizzuti e Anita Indigeno i quali ad esclusione di Santi e Rizzuti danno vita a più personaggi con emozioni e caratteri diversi.
Un gruppo di attori dalla consolidata bravura che riesce a valorizzare gli aspetti ironici della scrittura di Brancati dando forza ad ogni singola battuta e gesto in tutti i diversi personaggi interpretati magistralmente.
Elisa Guccione