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Alla Fashion Week di Parigi i 70 anni della maison Dior

Alla Fashion Week di Parigi i 70 anni della maison Dior

05.07.2017.

La scoperta di una mappa dei cinque continenti, Christian Dior in the world, opera dell’incisore Albert Decaris, all’interno di una pubblicazione del 1953 che racconta la Maison e ne fotografa l’espansione nel mondo, è stato lo spunto per l’ispirazione di Maria Grazia Chiuri per la collezione di Haute Couture autunno inverno 2018 che celebra i settanta anni del marchio.48b50bd75b4857cecc30b6869927f3cc

Il dispositivo dell’atlante esprime per Chiuri la Wanderlust, la necessità del viaggio come scoperta del mondo e scoperta del sé, come emozione, crescita, mutamento. È il suo viaggio da Roma a Parigi. È la sua esplorazione dell’heritage Dior alla ricerca di quei codici capaci di orientare la volubile mappa continuamente aggiornata da una nuova generazione di donne. Irrequiete come lo erano quelle prime donne esploratrici, capaci di superare frontiere geografiche e mentali. Chiuri è attratta da queste eroine e dal modo in cui usavano elementi del guardaroba maschile mescolati a pezzi etnici. Lei parte da qui per rileggere quella couture da giorno in cui Monsieur Dior era maestro. Innesta i gesti e le pose più contemporanei e persino quelli all’apparenza più destabilizzanti per costruire una serie di sequenze perfette impastate nel grigio tanto amato da Dior che nel Little Dictionary of Fashion scrive: “The most convenient, useful and elegant neutral colour. Lovely in flannel, lovely in tweed, lovely in wool”. Usa quei tessuti maschili e li trasforma con la sua sensibilità e le nuove tecnologie in superfici cangianti, chiaroscurate che definiscono giacche, cappotti, chemisier, tute che paiono piccoli blusotti da aviatori e si aprono in sontuosegonne pantalone a pieghe. Mentre il feltro maschile è ispirato a Stephen Jones da quello di una viaggiatrice come Freya Stark.9dd7c0b1592cc490361e5493f1953c3b

È il ritorno alle origini a tracciare un percorso che per Chiuri diventa una mappa delle emozioni che si declina in una serie di atlanti dei colori, dei fiori, dell’amore, dei tarocchi ricamati su cappe e abiti da sera costruiti nel tulle e nella seta, ancora grigi ma sfarinati nel rosa, oppure nella sontuosa materia dai colori notturni del velluto, in una fantasmagoria che riporta a una cartografia immaginifica che inventa e ribalta il punto di vista e ci ricorda quegli interni, decorati da atlanti da parete, o abitati da mappamondi che in una serie di dipinti ci raccontano la potenza dell’erranza letteraria al femminile, impastata di esplorazioni culturali e di stile, messe in scene in quei salotti, luoghi di confronto, di articolate conversazioni che avevano al centro la conoscenza del mondo come crescita culturale. Conoscenza del mondo che è stata il motore delle esposizioni universali, come quella memorabile del 1900 a Parigi.

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